Estetica delle periferie urbane Analisi semantica del linguaggio dell’architettura spontanea
Matteo Clemente
Estetica delle periferie urbane
Analisi semantica del linguaggio dell’architettura spontanea
Officina Edizioni
2005
La periferia urbana è stata sempre vista dalla letteratura scientifica in un’accezione negativa: “luogo degradato” nel migliore dei casi, “non luogo” in una definizione largamente condivisa. A ben guardare accanto ad una periferia zonizzata, fatta di “palazzoni” senza qualità estetiche, esistono realtà spontanee con una precisa identità figurativa e con un ben definito patrimonio lessicale. Partendo da un concetto di “nuovo rilievo”, volto a cogliere le qualità dei contesti urbani, anche apparentemente squalificati, dallo studio dei processi di auto-organizzazione della città spontanea per conoscere le tensioni in atto, si può realmente intervenire sul territorio con progetti architettonici, che si inseriscono nel tessuto esistente come tasselli qualificanti, come cellule staminali rigeneranti, aventi lo stesso patrimonio genetico dei tessuti morti sostituiti. In tal senso opera il progetto contestualistico, ricercando la congruenza figurativa con l’edilizia esistente, ricucendo trame sottese all’organizzazione urbana, ricavando in maniera consapevole gli elementi del linguaggio locale. La prospettiva semiologica di questo libro, in tal senso, è volta a ricercare in modo sistematico un legame tra certe soluzioni formali dell’architettura d’avanguardia e medesimi elementi lessicali di manufatti poveri autocostruiti, fornendo uno strumento conoscitivo strategico, prima di lasciare il passo all’intervento concreto sul territorio.